Fiabe intrecciate. Omaggio a Gramsci

Da sempre legata al grande pensatore del Novecento, Maria Lai decide di realizzare, nel parco della Stazione dell’Arte, un monumento dedicato ad Antonio Gramsci in occasione del settantesimo anno della sua scomparsa. Per farlo si rivolge agli artigiani della Casa del ferro di Ulassai che la seguono durante tutto il processo creativo, caratterizzato da repentini cambi formali. L’idea di base è dare vita a una fusione tra due narrazioni, quella di una fiaba scritta da Gramsci per il figlio durante il suo periodo di reclusione (Il topo e la montagna, 1931) e la leggenda nota a Ulassai della bambina e del nastro celeste, già impiegata da Maria Lai per il celebre intervento Legarsi alla montagna (1981). Ne risulta un’opera in cui la monumentalità dell’impianto formale è restituita attraverso un sapiente utilizzo dei vuoti e dei pieni che attribuiscono grazia e la leggerezza all’intera composizione, così come appreso a Venezia sotto la guida di Arturo Martini. Tutto parte da un libro che giace a terra, pesante come una pietra, e da cui prende avvio il nastro che s’innalza verso la montagna e che, di volta in volta, s’intreccia con i personaggi tratti sia dalla fiaba di Gramsci, come il topolino, sia con la bambina della leggenda di Ulassai, dando vita a un’originale narrazione visiva.