Dal Pane al Sasso ... dal Segno allo Spazio

Dal Pane al Sasso - Dal Segno allo Spazio

La mostra ( pur non essendo un’antologica) ripercorre l’iter artistico di Maria Lai fin dagli esordi, cioè, dal suo cogliere sin da bambina, quasi con stupore, la  manualità nella lavorazione del pane, alla maturazione di una poetica, in cui determinante fu Martini, che gli storici dell’arte sogliono definire come “Poetica dei sassi”.
Delle lezioni di Martini, infatti, la Lai, per sua stessa ammissione, non capiva poi tanto, ma si riconosceva nel concetto di “scultura semplice come pane che lievita”, tant’è che spesso sottolineava come la prima Accademia di belle arti l’avesse fatta a casa sua.
Il sasso e il pane e in parte anche il segno, saranno i temi  predominanti nella prima sala: “Il pupo di pane “, in cui l’artista utilizza un materiale istituito dalla cultura umana, con particolare riferimento al tema delle radici e alla presa di coscienza degli archetipi collettivi , “ La spiga”, “Maria Pietra”, “ Il pensiero di Martini”, l’opera “Mare” ove la pietra, quasi una zattera orientata verso l’infinito preannuncia il distacco dalla Sardegna, isola dalla cultura millenaria, che Maria si porta nel cuore affinché, quelle radici, possano dare nuove chiome.
Il segno primigenio parte dalla matita, con la quale si va a costruire l’immagine ferocemente icastica di una donna del villaggio che panifica ( il villaggio è  eletto a locus dell’infanzia e microcosmo) : il tratto veloce, dinamico e leggero anticipa già l’uso del filo (cifra stilistica degli anni a venire), ma nel contempo si dilata nello spazio creando ritmi di pieni e di vuoti, che vengono percepiti dall’occhio pesanti e leggeri, dando quindi l’idea di una struttura rigorosa come quella del Telaio.
Per segno, intendiamo anche il segno grafico che compare per la prima volta nel Libro Scalpo, nei libri di terracotta e nel grande Telo cucito: quelle scritture asemantiche, esperimento antesignano di Poesia Concreta.
Ecco comparire di nuovo, in una piccola tavolata imbandita, prevalentemente di pani di terracotta, il pane in lievitazione, quasi lievito madre che pare dilatarsi e respirare per portare un nutrimento più profondo:quello dell’anima. Ed ecco anche i libri, sempre di terracotta immacolata, ove in calco compaiono scritture, leggibili solo se si utilizza la fantasia e si è capaci, come Arianna  di riprendere il filo.
L’opera “Ermafrodito” e “Dea Mater rossa” e “Paesaggio”chiudono il percorso espositivo del piano terra e si collegano direttamente ai tre grandi Telai e alle Geografie che sono esposte nel piano superiore. In tali opere, Maria, infatti, reinterpreta il tema dello Spazialismo e riutilizza, affinandolo, il tema segnico, evidente nelle scritture misteriose delle Geografie.
Alcune delle opere esposte, contengono altresì una forte componente autobiografica e ci consentono di esplicare al meglio, la vita e il percorso straordinario dell’artista.
L’esposizione è caratterizzata da un percorso circolare in cui, ogni opera rimanda ad un'altra, senza vincolarne alcuna e culmina con la reinterpretazione per immagini della leggenda del Sardus Pater, nota come il libro cucito del “Dio Distratto”, summa poetica e artistica della Lai.
La sala video consente, al fruitore attraverso la proiezione di filmati o di fiabe, il completamento esperienziale dell’intero impianto compositivo.

Luisella Cannas, Claudia Contu, Damiano Rossi

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